giovedì 22 settembre 2011

Cugini d'oltralpe: Grant Morrison (R)évolutions

Durante una sortita parigina, mentre ci trovavamo dentro una fumetteria della catena Album nel quartiere latino, ci siamo ritrovati tra le mani un libro per certi versi inatteso, che ha molto in comune col nostro Grant Morrison: All Star.

Stiamo parlando di Grant Morrison (R)évolutions, saggio in lingua francese scritto dal giornalista e critico Yann Graf.
Il saggio, che fa parte di collana dedicata all'esplorazione di tematiche relative alla cultura popolare (e che ha già ospitato volumi dedicati ad Alan Moore e Jim Steranko accanto a dissertazioni sulla Psicogeografia e lo Steampunk), è edito dalla casa editrice di Lione Les Moutons électriques.
La struttura del libro è molto simile a quella del nostro GM: All Star, con capitoli che seguono pseudo-cronologicamente (con accorpamenti per tematiche) la carriera di Morrison inframezzati da info-box di approfondimento e immagini tratte dai lavori meno famosi del nostro.
Tra le note negative, un formato un po' sacrificato ("solo" 230 pagine di piccolo formato a discapito del prezzo, 23 euro) la mancanza di interviste estensive e di una bibliografia.
L'impressione è comunque positiva: un saggio che, in un periodo in cui il fumetto anglofono in Francia sta prendendo piede e ritagliandosi una buona visibilità (la fumetteria in cui siamo entrati era completamente dedicata al fumetto americano, sia originale che tradotto in francese), può fornire strumenti necessari per far comprendere meglio un autore come Morrison ai lettori francesi.
A meno che questi ultimi non sappiano leggere l'italiano: in quel caso consigliamo spassionatamente Grant Morrison: All Star!

Per maggiori informazioni sul libro, ecco la pagina facebook.

lunedì 19 settembre 2011

Non solo Morrison: Frankenstein Agent of S.H.A.D.E. 1


Come preannunciato nel precedente Non solo Morrison, Jeff Lemire ha messo lo zampino in un'altra serie del rilancio DC Comics riconducibile a Morrison: stiamo parlando di Frankenstein Agent of S.H.A.D.E, che rilancia il classico personaggio gotico creato da Mary Shelley e riproposto da Morrison nel suo Seven Soldiers of Victory. Ai disegni l'italianissimo Alberto Ponticelli e alle cover un'altra vecchia conoscenza morrisoniana, quel J. G. Jones che curò i disegni di Marvel Boy. Ecco una breve carrellata di preview del primo numero (appena uscito negli States), più le cover dei numeri due e tre (per gentile concessione del sito della DC Comics).

cover del numero 2

cover del numero 3

venerdì 16 settembre 2011

Non solo Morrison: Animal Man 1


Non propriamente un fumetto Morrisoniano, questo Animal Man 1 del pluripremiato Jeff Lemire (Essex County) e di Travis Foreman.
Eppure, è evidente che chiunque voglia affrontare la scrittura del personaggio di Buddy Baker debba fare i conti con la pesante eredità di Grant Morrison, che esordì negli stati uniti proprio rilanciando questo personaggio minore, e scolpendo una pietra miliare del fumetto supereroistico statunitense. A valutare da questo primo numero, Lemire sta riuscendo egregiamente nel compito di innovare il personaggio (e raccontare una buona storia) senza venirne intimorito dalla pesante eredità. Si seguito qualche tavola tratta dal primo numero.



P.S. Lemire è anche il titolare delle sceneggiature di Frankenstein Agent of S.H.A.D.E, altro personaggio (più recentemente) toccato dal restyiling Morrisoniano.

martedì 13 settembre 2011

Morrison all'indice


"Dopo la distribuzione odierna di Action Comics # 1, the comics conspiracy boicotterà tutte le opere future di Grant Morrison. Se volete leggere Action Comics andatelo a comprare da qualche altra parte"


Questa vignetta (tratta da Action Comics 1) ha fatto infuriare il proprietario di una fumetteria statunitense, perché ritenuta blasfema.

Che storia è questa? Ce lo racconta il blog Comix Factory, dell'amico Stefano Perullo.

venerdì 9 settembre 2011

Supergods - Recensione


“If this book has made any point clear, I hope it’s that things don’t have to be real to be true. Or vice versa.” (Grant Morrison)

Supergods, dopo i capitoli iniziali che si dispiegano in maniera “classica” come storia del fumetto di supereroi, diventa un oggetto curioso, inglobando crescenti dosi di autobiografia e di meditazione filosofica sulle implicazioni dell’esistenza stessa dei supereroi. I punti di forza e le debolezze di tale approccio sono chiaramente dovuti alla stessa causa: il sincretismo di tre modalità di scrittura (non solo potenzialmente) diverse.
In questo senso, Morrison, a un occhio esperto, non si pone scrupoli di fare pesantemente “editing” della storia del comic book supereroistico, mettendo in luce in maniera a volte non filologicamente perfetta passaggi evolutivi del mezzo che, a un esame “accademico” potrebbero sembrare forzati o quantomeno alquanto semplificati. E se ciò è spiegato nelle ultime pagine del libro come risultato della necessità di “sgonfiare” un libro già impressionante, la sostanza non cambia.
Allo stesso modo, Morrison pare riscrivere la propria vita “dall’esterno”, baloccandosi giocosamente col mito personale (auto?)creatosi nel corso degli anni. Ad esempio, mi pare significativo che i passi biografici di Supergods non aggiungano praticamente nulla di nuovo a quanto leggibile della vita adulta dello sceneggiatore, per dire, su Grant Morrison: All Star, che pure ha un focus totalmente diverso. Solo nelle ultime trenta pagine, nella dimensione intimistica del racconto degli ultimi giorni del padre, emerge, seppur filtrato dal tono elegiaco, l’uomo Grant Morrison.
Ugualmente, nella personale revisione del “mito” fumettistico, intelligente e caustica allo stesso tempo, si percepisce una indubbia “volontà di potenza” (per altro Supergods è aperto, in maniera appropriata ma prevedibile, da una celebre citazione di Nietszche sullo übermensch) non del tutto aliena ad antipatie e piccole ossessioni. Ad esempio, se The League of Extraordinary Gentlemen è lodata, invece la perfezione formale e “realistica” di Watchmen viene (giustamente) demolita, in uno dei passaggi più interessanti del libro. Una dose extra di veleno viene riservata al Wanted dell’ex-amico Mark Millar, con un’analisi spietata che non può lasciare indifferenti per la lucidità e la pertinenza.
Eppure, a ben guardare, è tutto molto meno semplice di quanto sembrerebbe: se Morrison ri-compone la propria biografia in maniera apparentemente arbitraria, tutto ciò, seppure a scapito di un ben precisato realismo, non falsa la “verità” di fondo. Lo scozzese fa dei tagli narrativi molto “da sceneggiatore”, lasciando momenti meno importanti (e soprattutto meno “mitici”) fuori dalla propria epica personale, ma lo fa in maniera funzionale a quello che il lettore deve decidere se sia semplicemente culto della personalità o invece una sorta di “ipertesi”, nella stessa maniera di tutte quelle “working hypotheses” (magia, viaggi temporali, timewave zero, ipotesi di Sehket) che punteggiano suggestivamente ed estesamente le 423 (più elenchi vari) pagine di Supergods.
E se, da una parte, Morrison appare come una superstar sicura di sé (in alcuni momenti l’autocompiacimento trasborda, oggettivamente: ma è il Morrison-King Mob che parla), dall’altra non manca mai di mettere in mostra un lato (auto)analitico molto sviluppato e onesto, non dimenticando mai le proprie insicurezze e mancanze, spesso più come persona che come autore.
Ma è ovvio: stiamo parlando di una biografia supereroistica, dove la ri-costruzione del mondo necessariamente deve seguire le regole dell’autore-protagonista. Un esempio: la sorella di Morrison, Leigh, nota stilista fashion di successo diventata anche decoratrice d’interni, viene nominata una sola volta e non per nome: evidentemente il suo ruolo non è importante, nelle “origini segrete” dell’autore. Incidentalmente, la maggior parte della vita di Morrison sembra un solitario solipsismo, come una sorta di Arkham Asylum personale da cui Morrison esce in maniera definitiva solo quando incontra la moglie Kristan.
A questo punto (della lettura), Morrison è diventato veramente un personaggio di sé stesso. Il Morrison “vero”, che guarda caso non fa capolino da nessun social network o piattaforma digitale (oggi in qualche maniera eco e indice di una miserabile presenza “reale”), non ha importanza. Quello che ha importanza, invece, è la “fiction suit” che Morrison deve indossare per proporsi, egli stesso, come Idea.
Tanto meglio se come Idea immortale qual è quella dei supereroi, indomabile e inestinguibile fiamma che rifiuta di estinguersi. E come l’idea dei supereroi, Morrison segue quel cammino che passa per “l’oscura notte dell’anima”, arrivando finalmente alla maturità (che diventa in senso lato “etica”) dopo il matrimonio.
In questo senso, Morrison non è all’oscuro della semplicità morale (e moralistica) caratteristica di alcune delle storie di supereroi, così come della mancanza di sfumature di grigio (anche nei casi più sofisticati: nel libro non mancano complimenti ad amici e rivali che hanno giocato bene le proprie carte come sceneggiatori di supereroi), della costruzione psicologica traballante di molte sceneggiature supereroistiche, dai primi giorni fino ad oggi. Semplicemente, non le giudica secondo i parametri del “realismo”, che, se mai ci fosse bisogno di dirlo, è superato e inutile (e per questo lode – indiretta e obliqua, come sempre – ad Alan Moore, che mostrò a suo tempo, con Marvelman e Watchmen, che la spinta “realistica” va solo in due direzioni, a loro modo anche affascinanti, ma che portano solo e semplicemente a un vicolo chiuso).
Per Morrison, è invece importante capire, attraverso l’esame di tutte le mode e le sghembe, cicliche reinvenzioni che ne cementano il legame con lo zeitgeist (in un eterno ritorno che ogni volta aumenta la pregnanza dell’Idea), quale sia la dimensione vera dei proteiformi supereroi e quali direzioni rimangano inesplorate per restare fedeli all’idea primigenia (e, inutile dirlo, perfetta). Il mondo 2-D dei fumetti, certamente non scevro da contraddizioni e limitazioni (che spesso diventano addirittura punti di forza), infatti, evoca in maniera così potente quello 3-D in cui viviamo da fare venire all’autore del libro (e ai lettori) il dubbio se noi stessi non siamo solo il costrutto semplificato di entità multidimensionali (quell’Unimente pentadimensionale apparso in The Invisibles che rimanda indirettamente al nirvaniano “All in all is what we all are”). In questo senso, il comic book non è altro che lo specchio “frattale” del mondo, e perpetua ancora una volta quell’ “as above, so below” che sembra il punto focale di tutta l’opera di Morrison, e che Supergods ripropone in maniera splendidamente simmetrica (guizzi e mancanze inclusi).
Lo scrittore, trasformandosi in Idea in maniera opposta a come fece Ragged Robin in The Invisibles, diventa tramite il libro (e quindi tramite la propria opera) “meme” invincibile quanto l’indistruttibile idea dell’eroe super originale.
Ma la cosa, ancora una volta, non ha solo il senso di “colossale masturbazione artistica” dell’ego di Morrison (per parafrasare il musicista Tricky a proposito di Peter Greenaway). Il libro, tramite i supereroi, propone un insieme di ricette pratiche per uscire dall’impasse del cinismo moderno che, finora con successo, sta infettando il mondo (sempre tramite il potere delle storie, che Pico della Mirandola vide, in maniera esatta, come il modo di cambiare la realtà). In questo senso, oggi più che mai c’è bisogno di Superdei che ci mostrino la strada.
Semmai, e la cosa emerge dolorosamente fra le righe, il problema è capire se sia ancora oggi il comic book (e non il film, per esempio) il miglior veicolo per l’Idea Supereroistica.

mercoledì 7 settembre 2011

Action Comics 1 - Recensione

Finalmente è giunta l'ora di Action Comics 1, rilancio della storica prima serie dedicata a Superman, a opera di Grant Morrison e Rags Morales. L'evento fa parte dell'ondata di nuovi albi The New 52, con cui l'universo della DC Comics si è rifatto il trucco nel tentativo (finora riuscito, se si guarda esclusivamente alle vendite) di rinfrescare il proprio parco testate (e agguantare nuovi lettori). E così è toccato a Morrison narrare le gesta del superuomo d'acciaio in questo nuovo universo, che eredita dal vecchio cosmo DC molti elementi, almeno quanti inserisce ex-novo, come vedremo. Per toglierci subito il peso, il segreto di pulcinella è: mentre per altri testate il reboot è stato più "soft", con Superman lo svecchiamento è stato radicale, a partire dal matrimonio con Lois Lane che non esiste più. E in ogni caso non concernerebbe Action Comics, che prende il via con una sorta di Superman Year One.
Se è praticamente impossibile analizzare la quasi inesistente trama del primo numero (in cui si fa giusto in tempo a presentare gli attori in scena: oltre a Clark/Superman fanno la loro apparizione Lois, Jimmy Olsen e Lex Luthor, tutti giovanissimi e ancora all'alba dei loro rapporti interpersonali), un po' di più si può dire sull'idea di Superman concepita da Morrison per questa serie: un superuomo cross-mediale che attinge sia al suo (ricchissimo) passato a fumetti che all'ultima versione televisiva dell'uomo d'acciaio.
Se la vecchia Action Comics si apriva con le origini dell'uomo del domani (origini che Morrison ha già trattato, in uno dei suoi più grandi pezzi di bravura, in appena tre vignette nella prima pagina di All Star Superman 1), la nuova riparte idealmente dalle idee che Smallville (la serie tv dedicata all'adolescenza di Clark Kent prima che diventasse Superman) ha veicolato per anni alle nuove generazioni di fruitori (il termine fruitore non è scelto a caso, visto che Superman è un franchising che trascende la dimensione prettamente fumettistica): un Clark Kent giovanissimo e non ancora in pieno possesso dei poteri quasi sterminati che eravamo abituati ad attribuirgli, che si barcamena tra la lotta al crimine e gli scoop giornalistici per sbarcare il lunario.

Superman sanguina?!?


Eppure le somiglianze con il Superman degli anni '30 non mancano: quello di Action Comics 1 del 2011 è, per certi versi, lo stesso Superman del 1938, non ancora un'icona a livello mondiale ma una legenda metropolitana a cui le forze dell'ordine oppongono resistenza, ritenendolo fondamentalmente una minaccia. E anche i nemici (Luthor che trama alle spalle a parte) sono gli stessi: politici e affaristi corrotti, da riportare sulla retta via a suon di minacce fisiche, con uno stile molto poco da "divinità tra gli uomini" che ormai da anni è la cifra comportamentale del superuomo di Metropolis.

da quanto in qua Superman minaccia fisicamente
distinti affaristi anziani?


Da Action Comics 1 del 1938, ovviamente.

Visione antitetica rispetto ad All Star, Superman è spogliato dall'iconicità "trascendentale" che Morrison per primo ha sempre sfruttato nelle sue storie (non solo in All Star ma anche nella JLA), per incarnare il simbolo più umano del working class hero di Lennoniana memoria (anche se il riferimento palese è, per bocca dello stesso Morrison, quello di Bruce Springsteen).

un Superman in t-shirt e jeans...


...ricorda Bruce Springsteen

La parte succosa del lavoro di Morrison su Action Comics 1 è tutta qui: una ridefinizione dell'Uomo d'acciaio per le nuove generazioni (sperando che queste ultime siano interessate). Resta da domandarsi se riuscirà a coniugare la necessità di una narrazione ultra-lineare (viste le premesse: il rilancio è, per bocca dello stesso editore Dan DiDio, un disperato tentativo di attrarre le ipotetiche nuove generazioni di lettori) con l'ambizione a raccontare qualcosa di nuovo e interessante.

Di Moore, Morrison e Altre Cose

Moore, Morrison e l'iperlocalizzazione approdano su Conversazioni sul Fumetto.

martedì 6 settembre 2011

Grant Morrison: Talking with Gods al Festivaletteratura di Mantova


Segnaliamo volentieri due proiezioni del documentario Grant Morrison: Talking with Gods, che si terranno a Mantova durante il Festivaletteratura 2011 (in collaborazione con Bao Publishing e con Bilbolbul).
Il film verrà proiettato venerdì 9 settembre alle 15.30 e sabato 10 settembre alle 21.45. per ulteriori informazioni, http://www.cineagenzia.it/?page_id=2452.

lunedì 5 settembre 2011

Action Comics 1 è già sold out


La settimana appena conclusa è stata quella, attesissima dai fan di tutto il mondo, del nuovo rilancio della DC Comics. Il primo albo a venir rilasciato (e a venire esaurito in un giorno) è stato Justice League 1, di Geoff Johns e Jim Lee. La settimana che si è appena aperta, invece, vedrà l'uscita (il 7 di settembre), tra gli altri, di Action Comics 1, di Grant Morrison e Rags Morales. La buona notizia è che Action Comics 1 è già sold out a livello distributivo, e, ovviamente, le previsioni sono ottime anche per la vendita al dettaglio.

Per un'analisi più approfondita dell'albo, rimanete sintonizzati su queste pagine. Nell'attesa, ecco qualche tavola tratta dal primo numero (più la cover del secondo numero), per gentile cortesia di Newsarama.com.

variant cover di Action Comics 1,
di Jim Lee


Cover di Action Comics 2,
di Rags Morales